Ciao amici lettori, oggi vorrei parlarvi non tanto di un
romanzo che ho molto amato, quanto dei luoghi descritti in esso, anche perché le
vicende di questo romanzo di Federico De Roberto si svolgono nella mia città.
Mi riferisco a I VICERE’.
Da Wikipedia:
La stesura del romanzo, iniziata a Catania nel settembre 1891, fu lunga e
difficoltosa, e fu completata nel novembre 1892;
Questa "storia di famiglia" s'ispira al principio positivistico e naturalistico della race
(l'ereditarietà), con tutte le sue conseguenze.
I componenti della famiglia degli Uzeda sono accomunati dalla razza e dal sangue vecchio e corrotto, dovuto
anche ai numerosi matrimoni tra consanguinei. Quanto emerge da questa famiglia
è la spiccata avidità, la sete di potere, le meschinità e gli odi che i
componenti nutrono l'uno per l'altro alimentando in ciascuno una diversa patologica
monomania. Ogni membro della famiglia ha una storia segnata dalla corruzione morale e
biologica, che si
evidenzia anche nella loro fisionomia e nelle deformità fisiche che verranno
riassunte dall'autore nell'episodio di Chiara che, dopo aver partorito un feto mostruoso lo conserva sotto spirito
in un boccione di vetro.
La storia della famiglia è in parte ispirata a Casa Paternò e in particolare alla figura del Marchese di San Giuliano, Antonino Paternò Castello, che fu
sindaco di Catania, ambasciatore e ministro degli Esteri e che nel romanzo è
identificato con il giovane Consalvo Uzeda.
Ma I Viceré sono, oltre che
una storia di famiglia, anche una rappresentazione dagli accenti forti e
disillusi della storia
italiana tra il Risorgimento
e l'unificazione
(il romanzo è infatti ambientato negli anni tra il 1855 e il 1882, nella quale si svolgono le vicende e
le fortune degli Uzeda).
LUOGHI
Uno dei luoghi fulcro della storia è il Monastero dei
Benedettini:
Sala dei ritratti del Monastero |
Il monastero di San Nicolò l'Arena, anche se incompleto, è
per grandezza, inferiore solo a quello di Mafra in Portogallo. Per le sue
ricchezze, per gli stretti legami con la nobiltà catanese, ma anche per la sua
attività culturale, ebbe un ruolo rilevante, soprattutto nel '700. Ammirato dai
viaggiatori, che ne ricordano l'ospitalità, le raccolte librarie e il fasto dei
monaci, dominava e condizionava la vita civile e religiosa della città. De
Roberto, ne "I Viceré", non si mostrò certo indulgente verso quanto
accadeva dentro i chiostri del monastero che, "immenso, sontuoso, era
agguagliato ai palazzi reali, a segno che c'erano le catene distese dinanzi al
portone". I monaci vi abitarono sino al 1866; tre anni dopo esso venne
assegnato al Comune e ospitò una caserma militare e vari istituti, ed ebbe così
inizio un lungo periodo di guasti e di abbandono. Nel 1977 è stato ceduto all’università, che
ne ha fatto la sede della facoltà di Lettere.
Cortile di Palazzo Biscari |
Per quanto riguarda invece la descrizione delle abitazioni della famiglia l’autore
si ispira, pare, ad una lussuosa dimora
poi utilizzata come set cinematografico del film “I Vicerè” (piccola parentesi
il film a mio parere è un disastro della cinematografia poiché ha stravolto e
ridicolizzato la storia della famiglia Uzeda ed ha reso Consalvo quasi un eroe…)
parlo di Palazzo Biscari
Uno dei saloni di Palazzo Biscari |
Una delle terrazze di Palazzo Biscari |
Interno di Palazzo Biscari |
Prospetto lato Porto di Palazzo Biscari |
Si tratta probabilmente della più ricca residenza privata catanese. Sono
molto legata a questo luogo poiché qui, da bambina, partecipavo insieme a delle
mie amiche, alla
festa di carnevale del Circolo Ufficiali. Ricordo che ci avventuravamo, in
segreto, fra le stanze chiuse di questo palazzo e, di anno in anno partivamo
sempre più attrezzate (con torce a pila, e quant’altro con tanto di piano ben
studiato da casa, per scoprire senza essere scoperte ).
Questo palazzo venne costruito dopo il disastroso terremoto del 1693 per
volere del Principe di Biscari, che ottenne dal Re l'area edificabile prima
occupata dalla mura cittadine di Carlo V. I lavori di costruzione proseguirono
per più di un secolo ed impegnarono i maggiori architetti cittadini di allora,
da Alonzo di Benedetto a Girolamo Palazzotto, fino a Francesco e Antonino
Battaglia.Nel '700 il Palazzo si presentava con una pianta pentagonale, al centro della quale stava un cortile, a cui si accedeva attraverso un portale di grandi dimensioni, riccamente decorato secondo gli stilemi dell'epoca e sormontato dallo stemma della famiglia.
Il Palazzo, affacciato sul mare, con la sua decorazione bi-cromatica, nell'alternanza di pietra lavica nera e ornamenti marmorei in stile barocco siciliano (fiori, telamoni, frutti, lesene piatte), non mancava di colpire l'occhio e l'attenzione dei visitatori e dei concittadini. La terrazza, circondata da una balconata sempre in marmo, si allungava fino al Palazzo Episcopale e prolungava il tema ornamentale per tutta la facciata, realizzando un collegamento ideale con gli edifici vicini.
Momento di massima fioritura di questa residenza nobiliare avvenne sotto Ignazio V, Principe di Biscari: egli, uomo d'ingegno eclettico e culturalmente moderno, appassionato di arte, archeologia, letteratura, fu un mecenate esemplare; partecipò attivamente alla realizzazione del progetto di costruzione del Palazzo attraverso suggerimenti ad hoc, mettendo tra l'altro a frutto le proprie conoscenze personali, accumulate nel corso dei suoi numerosi viaggi.
Il Palazzo in quel periodo divenne anche cornice espositiva della collezioni di Ignazio, un vero e proprio museo privato, che conteva un medagliere, ed ogni genere di oggetti antichi e preziosi, gioielli, stampe, dipinti, armature, cammei, la cui visione era concessa anche agli studiosi di tutta Europa che giungessero in visita.
3 commenti:
Traspare tutto l'amore che hai per la tua città, un bellissimo post!
Ciao, e Belvedere dove potrebbe essere? Ho individuato, invece, dove sta Monpilieri e Massa Annunziata. Bello il tuo post. Grazie. Anselmo.
Ciao, non aprivo più il blog da tempo e sto rimettendoci adesso mano. Ho quindi visto solo ora il tuo commento, mi scuso. Grazie innanzitutto. Belvedere, più che un paese, dovrebbe essere una frazione di una località in cui si può osservare il panorama
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