Traduzione
di Marina Di Leo
2013, pp.
173
isbn:
9788845927720
Su questo sfondo si muove la nostra pedina, pedina
del sistema che annulla l’uomo costringendolo a vivere al solo scopo di portare
a casa a fine mese uno stipendio che gli consenta di sopravvivere. Sistema che
annulla la persona svuotandola di ogni interesse, di ogni aspirazione.
Ecco perciò che con grande maestria, come sempre,
la Nemirovsky ci presenta sul piatto il suo protagonista. Un personaggio che
rappresenta l’antieroe per eccellenza, un uomo spento, senza stimoli né voglia
di fare, che non può altro che attirare
le antipatie del lettore.
Christophe Bohun, figlio del vecchio Bohun,
colosso dell’acciaio ormai in rovina, ricopre un posto da semplice impiegato
nella vecchia azienda del padre. Vive in una casa che, già da se stessa, ci
raffigura un mondo decadente e squallido (tende rattoppate, mura ricoperte da
broccati cupi e sciupati). Lo osserviamo attorniato da personaggi anch’essi
spenti e privi di impulsi, il figlio, la moglie e la cognata, da sempre
innamorata di lui e per la quale egli aveva provato in passato dei sentimenti e
forse anche l’unica persona che, per qualche breve istante, riaccende nel
protagonista un filo di speranza, di voglia di tornare a vivere "Vorrei
tanto riaccendere l'amore in me, anche soltanto per un giorno, per un'ora.
Almeno penserei a qualcos'altro, al di là della vita quotidiana, ma è solo una
bolla, i conti non tornano...eppure l'ho amata...l'ho amata".
Questa l’unica
fiammella che si accende in Christophe per tutta la durata del romanzo. Il
resto è un continuo chiedersi a cosa
serva vivere, perché svegliarsi al mattino. Una lenta ed estenuante attesa
della fine.
Su tutta
la vicenda, incombe inoltre la figura del padre moribondo. Forse visto come
unica via di salvezza e di riscatto. Tutti sono fermamente convinti che l’uomo
lascerà, alla sua dipartita, una
cospicua eredità, ma il destino, quasi a volersi proprio accanire nei confronti
di Christophe, gli gioca uno scherzo crudele.
Infatti,
alla morte del vecchio Bohun, il figlio troverà una busta sigillata che, lungi
dall’essere un testamento, è piuttosto l’ultima sfida che la vita vuole
lanciargli: un elenco di parlamentari, giornalisti, banchieri a cui, nel
tentativo di evitare il crac, il vecchio Bohun aveva elargito somme ingenti
affinché spingessero il governo ad accelerare i preparativi bellici. Ecco
quindi che l’uomo è costretto a compiere una scelta : perseverare nel ricatto perpetrato dal padre o rinunciare e continuare a crogiolarsi nel suo
stato di resa?
Unica nota viva e pulsante in tutto il romanzo è,
come sempre accade con la Nemirovsky, la descrizione della natura circostante. Unico
luogo in cui l’animo può trovare conforto. Gli elementi naturali sono vividi,
intensi e sono il solo rifugio per il cuore già morto di Christophe.
Meravigliosa la frase di chiusura del romanzo che
rende in pochissime parole il senso di quella squallida esistenza, ma che non
voglio anticiparvi perché svelerei troppo…