lunedì 23 febbraio 2015

IO NON CI VOLEVO VENIRE QUI - Angelo Orlando Meloni

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Incipit: Un uomo delle caverne la mattina si sveglia, fa un grugnito, piglia la clava e va a caccia. Regolare. Tutto fila come vuole madre natura e nulla lascia pensare che un giorno la faccenda prenderà un’altra piega, se si fa eccezione per i tramonti.

Cosa si impara crescendo? Si impara che se da bambino eri convinto che avresti seguito le orme di Luke Skywalker, se pensavi che saresti diventato un supereroe e che avresti salvato il mondo, via via che gli anni passeranno prenderai sempre più consapevolezza del fatto che, forse, mentre alcuni figli di papà diverranno manager rampanti senza faticare un solo giorno, tu trascorrerai il tuo tempo cercando di non inseguire i tuoi sogni per rimanere con i piedi ben piantati a terra e provare a percorrere  una strada della quale difficilmente vedrai la fine.
Vi chiedete chi sia e come si chiami il protagonista di questa storia? Ebbene la risposta arriva subito. Il protagonista del romanzo ha il vostro nome, il vostro volto e i vostri stessi sogni nel cassetto, qualsiasi essi siano.  Vi riconoscerete senza ombra di dubbio nel ragazzo che per darsi un tono si concederà al teatro, alla scrittura creativa, all’ascolto di musica improbabile (sempre che non facciate parte di quel gruppo di figli di papà di cui sopra e, allora, non vi riconoscere in nessuno se non proprio in quei tipi col macchinone che faranno capolino nel bel mezzo della storia).
Pure voi avete iniziato a scrivere un fantasy di ben quattrocento pagine del quale vi manca poco più che il finale? Vi è capitato di creare un surrogato di qualcosa che si è rivelato un pieno fallimento pur di risparmiare qualche soldo? Avevate degli amici sfigati come voi? Alle elementari gli avverbi erano un mostro invulnerabile?
In questo romanzo, attraverso una narrazione che definirei “caleidoscopica”, l’autore ci fa rivivere tanti momenti della nostra stessa vita. Il tutto tra un mix di sorrisi e risate, anche se, in fondo, tutta la storia rimane pervasa da una certa amarezza, un male di vivere, che si percepisce, sebbene molto velatamente, solo a lettura ultimata. Ma non lasciatevi portare fuori strada: quando ripenserete a questo libro sorriderete di sicuro e vi verrà voglia di rileggerlo.
Il metodo, o meglio lo stile, col quale ci viene raccontata la vita di questo personaggio, che un po’ ci rappresenta tutti,  l’ho trovato, coinvolgente e intelligente, in una parola: geniale.
 Una voce che rincorre i propri pensieri e che, delle volte, li supera e li doppia pure, perché sta già avanti rispetto a quanto ancora sta affermando. Così mi azzarderei a definire Angelo Orlando Meloni.
Una lettura che mi sento di consigliare tanto ai figli degli anni ’80 - ’90, quanto alle nuove generazioni.
Come sempre, mi piace trovare quelli che sono i “collegamenti ipertestuali” (in senso figurato e non letterale), e in “Io non ci volevo venire qui” (tra l’altro titolo interessante per vari motivi che non vi svelo adesso) ce ne sono diversi.
Continui ed esilaranti sono i riferimenti a Guerre Stellari . Ma non mancano diverse citazioni musicali tra cui mi piace riportare qui Sweet child o' mine (Guns ‘N Roses)(che potete ascoltare grazie al video allegato) , Drunk sincerity (Bad religion) e  Another brick in the wall (Pink Floyd).
A questo punto non vi resta che leggerlo e darmi pienamente ragione ;-)




mercoledì 18 febbraio 2015

UN NUOVO INIZIO - Vincenzo Maimone

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Incipit: Il professor Sapienza, a dispetto del cognome, della sua vita non aveva capito un cazzo.
Mi fermo qui e non proseguo con l’incipit poiché credo che questa semplicissima frase produca da sola nel lettore un forte impatto e, perché no, anche un sorriso beffardo.
Ho condotto l’esperimento (in realtà forzato dalla situazione contingente) di leggere a ritroso la serie, tra l’altro ancora in corso di sviluppo, dedicata al commissario Giacomo Costante e al professore di filosofia Tancredi Serravalle accompagnato dal suo fedelissimo ed instancabile demone socratico.
Da questo esperimento è venuto fuori che la prova "a gambero" è stata molto soddisfacente e che il conoscere già quelli che sarebbero stati gli sviluppi delle vite dei vari personaggi non ha inficiato il gusto della lettura, anzi, è stato come incontrare dei nuovi amici ai quali chiedere  di raccontare la loro storia passata che li ha portati ad essere ciò che oggi sono.
Il tema principale di questa prima avventura è la solitudine che scaturisce da una perdita, una solitudine che, sovente, inaridisce l’uomo e lo porta a chiudersi sempre più nei suoi pensieri isolandosi dal resto del mondo.

La trama.
Il corpo del professore Sapienza viene ritrovato nella sua villetta sita in una zona tranquilla ed isolata del paese. La morte del discreto e riservato docente sembra inspiegabile, ma qualcosa incuriosisce il collega Tancredi Serravalle, insegnante di filosofia, il quale inizia la sua personale avventura da improvvisato detective che lo porterà a condurre un’indagine inizialmente parallela a quella svolta dalle forze dell’ordine, ma che, per forza di cose, sarà costretta ad incrociare la strada battuta dal commissario Giacomo Costante. Ecco quindi il primo incontro tra i due protagonisti ai quali, come ho già accennato, se ne aggiunge un terzo virtuale, il demone socratico (o se vogliamo la coscienza parlante) del professor Serravalle. Tragici eventi e inspiegabili legami salteranno agli occhi dei due investigatori, fino alla sacrosanta conclusione del caso.

La trama scorre piacevolmente e si passa da amare considerazioni sulla vita, al racconto poliziesco, ai sarcastici interventi del demone socratico che, di continuo, punzecchia il povero Tancredi.
“ -Se ne vanno sempre i migliori. E’ proprio vero! - , esclamò, laconicamente, la professoressa Arcidiacono. Questa espressione aveva sempre attirato l’attenzione filosofica di Tancredi. Egli considerava questa affermazione pervasa da una intrinseca ambiguità. Da un lato, questo monito, sembrava esaltare la provvisorietà dell’esistenza, la sua irrilevante contingenza. Una contingenza nella quale la morte diventava una sorta di test di maturità intellettuale superabile solo dalle menti più capaci. Dall’altro, si palesava sullo sfondo una amara nota critica nei confronti dei superstiti, condannati ad una, non aurea, mediocrità. Esseri ridotti a nulla più che un residuo, degli ingombranti scarti di produzione. Allo scopo di sfuggire a questo inesorabile destino, l’espressione veniva completata da frasi consolatorie e cariche di un ingenuo ottimismo salvifico, del tipo – Comunque, prima o poi tocca a tutti!

Come mi è già capitato di affermare, la particolarità del romanzo noir non è tanto la trama gialla o poliziesca in sé, quanto la morale, o meglio, le considerazioni sociali che ne costituiscono la colonna portante. Trovo quindi sempre azzeccatissime le digressioni filosofiche che si amalgamano alla storia senza voler apparire cosa a sé.
Altri elementi che molti lettori amano, in quanto spunto di ulteriore ricerca e approfondimento, sono i riferimenti ad altri testi sia letterari che non.  In tal senso, ho trovato interessanti tanto quelli musicali (I’m a man of constant sorrow, della quale esistono varie versioni, e One love di Bob Marley) che cinematografici (Un lupo mannaro americano a Londra film horror anni '80 di John Landis).

In chiusura (inversa) ho voluto porre qualche domanda a Vincenzo Maimone (trovate qui un’altra intervista relativa alla recensione de “La variabile costante”) il quale ha gentilmente e prontamente risposto col la sua proverbiale esaustività

1.Il tema predominante di questo primo romanzo è la solitudine che arriva dopo un triste evento e che, per alcuni, conduce alla fine mentre, per altri, sfocia in una rinascita.  Volevi dare un messaggio di speranza o analizzavi semplicemente due lati della stessa medaglia?
R. Il tema di fondo che anima le scelte e le azioni di tutti i protagonisti principali della storia, e che costituisce il collante tra i diversi personaggi, è la reazione al dolore di una perdita. La solitudine è una delle possibili manifestazioni conseguenti a questa esperienza; come lo è l'estraniazione dal mondo; o, ancora, il desiderio di riprendere in mano la propria vita, provando a ricominciare a partire da quel dolore, o facendo finta che esso non ci sia mai stato. Da parte mia non vi era alcun intento di elogiare la speranza, ma semplicemente di descrivere le possibili reazioni e delineare le conseguenze derivanti dalla scelta della strategia di elaborazione del lutto.

2. Nonostante la mia lettura a ritroso della serie, noto che il rapporto tra l'autore ed i protagonisti cresce nel tempo. Adesso che stai scrivendo la quarta avventura di Costante e Serravalle, ti senti più in confidenza con loro? Ti riesce più facile entrare nelle loro teste?
R. Quando si costruisce un personaggio o, come in questo caso, più personaggi seriali, accade un fenomeno abbastanza curioso: essi divengono, a tutti gli effetti, persone di famiglia. Li si inizia a frequentare con una certa assiduità, si impara a conoscerne il modo di pensare, di parlare, di interagire con gli altri e di reagire ad eventi e situazioni. Nella costruzione dei miei personaggi, ho cercato di bilanciare due aspetti che mi sembravano rilevanti: da un lato, il bisogno di delineare due personalità definite e indipendenti e, in tal senso, riconoscibilmente differenti e con approcci diversi rispetto alle medesime vicende narrative; dall'altro, la necessità di giustificare, per così dire, la loro amicizia. In tal senso, mi sembrava importante far emergere possibili punti in comune, similitudini in grado di rafforzare il loro sodalizio. Non so dire se questa familiarità faciliti il mio compito di scrittore. Senza dubbio, si muovono molto più liberamente e hanno acquisito una certa autonomia. Tuttavia, un po' come accade nella vita reale, nulla esclude il fatto che le loro azioni e le loro scelte possano rivelarsi, sorprendenti e spiazzanti, per il lettore e, perché no, anche per me.


3.  Quanto c'è di vero e vissuto nel racconto della vita da " professori di liceo "?  Le macchiette che hai creato sono caricature o immagini fedelmente riportate su pagina?
R. Entrambe le cose. I personaggi che fanno da cornice al professor Serravalle sono "tipi": usuali modelli comportamentali. E sono "tipi" che mi è capitato di incontrare e che, in qualche misura, hanno attratto la mia curiosità.
Chiunque frequenti un ambiente di lavoro riconoscerà, o si riconoscerà in, alcune delle caratterizzazioni: il logorroico, il ruffiano, lo scansafatiche, l'indifferente, il solerte, ecc.. E tale aspetto, credo contribuisca a favorire un maggiore coinvolgimento emotivo nella storia.


Grazie ancora a Vincenzo Maimone e restiamo in attesa della quarta avventura dei nostri beniamini
Un nuovo inizio
Sampognaro & Pupi
Pag. 260
ISBN 9788895760124
Euro 18,00

 


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