PIÙ PROFONDO DEL BLU di JILL
HUCKLESBY
Conosco una ragazza che fa benissimo la ruota, riesce a
mangiare un pacchetto di patatine tutto in una volta, si fa la doccia e si
veste in quattro minuti esatti, sa suonare Il Signore della danza al pianoforte
con gli alluci, fa cento flessioni senza avere neppure un crampo e sa pedalare
in bicicletta all'indietro seduta sul manubrio. Adora i gruppi degli anni
Sessanta (tale e quale suo padre), ballare sul letto usando la spazzola a mo'
di microfono (tale e quale suo padre), ma, più di tutto, ama il megagelato al
cioccolato fondente del negozio italiano all'angolo. Pensa che avere tredici
anni ed essere la nuotatrice di stile libero più veloce della contea sia figo,
e che le ragazze che parlano solo di tatuaggi e reality show siano dei
marziani. Non si guarda molto allo specchio (a differenza della sorella
maggiore) e detesta passare il tempo a comprare vestiti che non siano blue
jeans, felpe e scarpe da ginnastica quando quelle vecchie sono a pezzi. Pensa
che le amiche del cuore ci saranno sempre, qualunque cosa accada. È convinta
che il sole sorga ogni giorno, che la vita sia rosea e che i frappè alla
fragola siano la cosa più vicina al paradiso. Posso dire di conoscerla
piuttosto bene. Dovrebbe essere così. La ragazza sono io. E questa è la mia
storia.
Amy Curtis ha tredici anni e vive a Nottingham con i
genitori, al sorella maggiore e il cane. Si allena ogni giorno per la gara dei
duecento metri stile libero della contea. E vince. Il giudice fa cadere gli
occhiali in piscina rompendoli, così il giorno successivo Amy non ha gli
allenamenti. E chiama Sophie, la sua migliore amica. Da sempre sovrappeso, ha
iniziato a correre, diventando una campionessa. Ora ha bisogno di un nuovo paio
di scarpe. E dopo l'acquisto Amy e Sophie vogliono un frappè alla fragola. Ma
non lo mangeranno mai: mentre attraversano la strada vengono investite da un
camion, il cui autista stava parlando al cellulare. Quando Amy si risveglia
dopo dieci giorni di coma, Sophie se n'è andata, insieme alla sua gamba destra
e ai suoi sogni di nuotare alle Olimpiadi. È disperata, ma nel reparto Girasole
conosce Harry, un suo coetaneo che ha perso le gambe per la meningite e ha un
tumore troppo vicino al cuore per essere operato.
“Ho preso la meningite, quella
cosa al cervello, e il sangue è diventato strano e infetto. Non sono riusciti a
salvarmi le gambe.” “È orribile”, mormoro mentre avrei voluto dire qualcosa che
non suonasse così patetico. “C'è di buono che dagli esami hanno scoperto un
affare grosso come un'arancia che mi cresce nella spina dorsale e se non avessi
avuto il problema al cervello, non avrebbero mai saputo di Trevor.” “Trevor?”
“Il mio tumore. È così che lo chiamo. I ricercatori svedesi dicono che se parli
con il tuo tumore, puoi farlo sparire. Credono molto nella forza del pensiero
positivo.”
Ha anche carisma e
ottimismo, sprona Amy a inventare una nuova sé, nonostante il dolore.
Comincio a capire che
contare gli acini d'uva nel portafrutta può impedirmi di essere risucchiata in
quella zona oscura della mente dove si annida, come in uno stagno, un mostro
che aspetta solo di annegarmi. Ha un nome, questo mostro. Si chiama
disperazione.
Il materasso mi fa sentire
al sicuro. È l'unico posto dove il mio corpo non soffre.
Inaspettatamente, quello che si rinchiude in sé è il padre,
il suo primo tifoso, che sprofonda nella depressione.
“Quando eri piccola ti
guardavo spesso mentre dormivi”, mi rivela infine, come se mi avesse letto nel
pensiero. “Se avevo un problema di lavoro e dovevo chiarire le cose fra me e
me, vederti respirare, sognare e chiudere le piccole dita nei pugni, in qualche
modo ridava senso alle cose. Ti immaginavo crescere davanti ai miei occhi, come
un progetto magicamente studiato, perfetto...” Adesso fissa il letto vorrei che
mi dicesse che guardarmi dà ancora un senso alle cose. Anche se non sono più
perfetta. Ma non dice niente. Si limita a stringermi la mano più forte.
La famiglia si trasferisce a Brighton e Amy conosce il suo
nuovo fisioterapista che le propone di tornare a nuotare. Dapprima Amy rifiuta
categoricamente, sa di non essere più la campionessa di sei mesi prima, perché
farsi del male ricordando la vita che non c'è più?
Il problema vero è
decidere. Vorremmo essere forti, ma son troppi gli sconforti. E va a finire che
ci rilassiamo invece di gridare quanto lo vogliamo.
Ma l'amore per il blu
è più forte di tutto, anche del padre che non vuole che si illuda...
Conosco una ragazza che fa
la ruota in modo un po' strambo, riesce a mangiare un pacchetto di patatine
tutto in una volta, si fa la doccia e si veste in quattordici minuti esatti, sa
suonare Il Signore della danza al pianoforte con le dita del piede sinistro, fa
centocinquanta flessioni senza avere neppure un crampo e sa pedalare in
bicicletta all'indietro seduta sul manubrio. Adora i gruppi rap, soprattutto i
Mother Beepers, e la cosa che ama più di tutte (dopo la sua famiglia e il suo
fisioterapista Ramoul) è un caldo mondo più profondo del blu, seguito a
brevissima distanza dal suo cane Barker. Pensa che avere quattordici anni ed
essere una delle nuotatrici di stile libero più veloci della contea sia figo, e
che le ragazze a cui piacciono i tatuaggi e i reality show siano a posto. Si
guarda allo specchio ogni mattina (per controllare la situazione trucco e
capelli) e si diverte a comprare vestiti che mettono in risalto il suo favoloso
fisico atletico e che la fanno sentire meglio. Sa che le amiche del cuore ci
saranno sempre, da qualche parte, qualunque cosa accada. E che la sua splendida
scuola nuova e i compagni di nuoto renderanno magico ogni momento. Spera che il
sole sorga ogni mattina, che la vita sia rosea e che le persone che ama stiano
sempre bene. Coglie l'attimo, perché non puoi mai sapere che cosa ci aspetta
dietro l'angolo. E ha smesso di bere frappè alla fragola perché il suo ragazzo
Harry dice che fanno venire l'acne. La ragazza sono io. E se vi state chiedendo
delle Olimpiadi, aspettate e vedrete...
La storia è piuttosto scontata, i personaggi stereotipati,
sembra creata per strappare qualche lacrima. Eppure le riflessioni di Amy mi
hanno tenuta incollata alle pagine, perché è capace di uscire dalla pagina e di
diventare una persona reale. E mi ha ricordato Oscar Pistorius con la sua
grinta eccezionale. Un libro che consiglio a chi ha bisogno di ricordare che
non bisogna mai smettere di sognare e di impegnarsi a trasformare i propri
sogni in realtà.
Dalle parole dell'autrice:
* È una pittrice e sostiene di amare le tele perché non
parlano, se non all'immaginazione.
* Parlare di “incidente” è più comodo per tutti, perché in
questo modo non è colpa di nessuno.
* Il primario ha spiegato a mamma e papà che il tuo cervello
era tumefatto e che forse saresti morta. Mamma ha replicato che si sbagliava,
si è seduta accanto a te e ti ha parlato ininterrottamente per cinque giorni.
Dicono che sei un miracolo.
* Per poco non morivo. Hanno detto così. Dovrei essere
riconoscente, ottimista, felice. Ma sono in lutto, perché la Amy di un tempo se
n'è andata per sempre. Il camion ha ucciso i suoi sogni e ha trasformato il suo
cuore in pietra. Indosso un velo nero invisibile. Mi hanno trascinata indietro
dall'aldilà per abitare questo corpo interrotto e vivere da spettatrice,
circondata da grida entusiaste e applausi fragorosi. La sola cosa che posso
fare adesso è contemplare quel calmo, invitante, splendido mondo sottomarino
dove il peso non esiste e la vita si misura in bolla... dove la resistenza
plasma il movimento e lo trasforma in danza. E dove energia, pensieri, speranze
e sogni fluttuano in una liquida assenza... Ho lasciato tutta me stessa laggiù,
in quello spazio sotto la superficie.
* So che tenere a bada il dolore è indispensabile per non
perdere la salute mentale.
* “Quando eri piccola ti guardavo spesso mentre dormivi”, mi
rivela infine, come se mi avesse letto nel pensiero. “Se avevo un problema di
lavoro e dovevo chiarire le cose fra me e me, vederti respirare, sognare e
chiudere le piccole dita nei pugni, in qualche modo ridava senso alle cose. Ti
immaginavo crescere davanti ai miei occhi, come un progetto magicamente
studiato, perfetto...” Adesso fissa il letto vorrei che mi dicesse che
guardarmi dà ancora un senso alle cose. Anche se non sono più perfetta. Ma non
dice niente. Si limita a stringermi la mano più forte. Quando scopri la verità su
Babbo Natale, accade una cosa altrettanto sconcertante. Ti rendi conto di non
essere più un bambino, ma una persona che sa le renne non volano. Perciò d'ora
in avanti non guarderai mai più verso il cielo con il cuore che palpita tra le
costole sperando di scorgere la polvere scintillante della slitta. Da qualche
parte in fondo all'anima, una porta si chiude. Ecco, questo momento è uguale. E
lo sentiamo tutti e due, papà e io. La porta non si è soltanto chiusa. Si è
chiusa sbattendo.
* Qui dentro siamo tutti uniti da un'esperienza comune: la
malattia o l'infortunio. Molti di noi si sono trovati sull'orlo del precipizio.
Nell'oscurità abbiamo guardato la morte e distolto gli occhi. Le ragioni che ci
hanno portati in questo luogo ci hanno anche rubato l'infanzia. Guardiamo alla
vita con occhi che hanno visto troppo. Occhi che appartengono a bambini che
ormai viaggiano nel tempo.
* Non ho neppure pensato a come dev'essere passare accanto
ai monumenti della mia vecchia vita. Sono stata più occupata a sopravvivere,
passo dopo passo, giorno dopo giorno.
* Ho ben presente l'abbraccio di Shirley. C'era dentro amore
sincero, non rabbia. Mamma si sbaglia. Shirley non vive in un viale alberato e
non è abbastanza fortunata da avere una macchina nuova e fare le vacanze in Francia.
Ma è affettuosa, gentile e affranta.
* A tredici anni uno di certo non si aspetta di dover
riordinare le proprie gambe...
* Sono una cosa sola con voi, oceano e universo. Con la
mente vi rispetto. Con la voce vi saluto. Con il cuore vi abbraccio. Oggi vi
chiedo coraggio e protezione poiché entro nel vostro regno.
* Questa è la mia vita, papà, e d'ora in avanti ne ho il
controllo. Ho un sogno, e non c'è ragione per cui non possa realizzarsi...
* È la vita. Si trova un compromesso e si conservano i sogni
per i giorni di pioggia.
* Oggi ho provato qualcosa di straordinario. Ho delle nuove
amiche, sono successe delle cose. Mi sono divertita, ho riso un sacco. Mi sono
perfino dimenticata della mia gamba per qualche minuto prezioso. Sono stata Amy
ed è fantastico essere tornata.
* Perché la vita è così complicata? Sembra che più ami
qualcuno, più è difficile condividere la verità. Eppure, di tutte le persone al
mondo, senza dubbio, quelle a cui siamo più legati saranno anche le più
tolleranti e indulgenti, no?
* Al fischio, salto nel caldo mare blu dell'incertezza. Ogni
nervo, muscolo, fibra del mio essere, corpo e anima, mi spinge in avanti.
Questa cosa incredibile, fantastica, esaltante, intrippante che sto facendo non
è più soltanto un sogno. Sto gareggiando di nuovo e vorrei che non finisse
mai...
Internet
Il sito dell'autrice (in inglese): http://www.jillhucklesby.com/
Il booktrailer: http://youtu.be/EhDfCBbnS0o
Dati tecnici
Jill Hucklesby, Più profondo del blu (Deeper Than Blue),
Sperling & Kupfer, pagine 276
0 commenti:
Posta un commento