
Inizio col dire che leggo un po’ tutti i generi letterari. I
thriller, però, sono una mia vecchissima passione ed ho forse sviluppato per
questo genere una ipercriticità.
Tutto sommato, comunque, non chiedo moltissimo ad un romanzo
di questo genere, i miei punti fermi sono:
1. Le indagini devono essere condotte in maniera abbastanza
realistica
2. Il libro non deve essere scritto in modo troppo
elementare
3. L’eventuale storia d’amore non deve essere preponderante
rispetto al giallo
4. I protagonisti non devono essere dei supereroi ad ogni costo
5. Non deve scoprirsi da su subito chi sia il colpevole.
Leggendo questo
romanzo ho appurato che spesso questi “canoni” per me importanti non sono
rispettati.
Di buono posso dire che l’idea non è male, che in qualche
modo c’è stato un discreto tentativo di creare suspance, che i personaggi e gli
ambienti sono ben delineati e descritti e che il libro non annoia, anzi, si fa
leggere con curiosità.
Però, però, ahi! Ahi! Ahi! Innanzitutto Sophie ha circa
27/28 anni e conosce dieci lingue incluso il latino!! Per carità, magari esiste
pure un fenomeno del genere, ma lo classificherei appunto come fenomeno del
tutto inusuale. E’ un’archeologa con una certa esperienza alle spalle ed è
bella come una dea greca…se tutto questo non è un po’ inverosimile…
Vito Ciccotelli, il detective di turno, si innamora di lei
perdutamente appena la vede, al secondo giorno capisce quanto lei sia
importante per lui e al terzo ha già deciso di sposarla (!!!). Tutto questo in
tre giorni consecutivi tra loro.
Parliamo delle indagini. Trovo le identificazioni dei corpi
un tantinello affrettate e rapide. C’è una scena fra tante che mi ha colpita
maggiormente: Ciccotelli si reca a casa della presunta vittima per accertarsi
che si tratti proprio della persona il cui cadavere è stato rinvenuto nel
campo/cimitero del killer. Il detective arriva a casa della persona in oggetto,
rimane lì pochi minuti, rientra in auto, chiama il suo capo e dice che le
impronte corrispondono a quelle della vittima, ma quando ha fatto il confronto?
Mentre scendeva le scale (?????).
Altra scena dubbia che mi ha fatto sorridere è quella in cui
una delle vittime che sta per essere torturata dal killer fa partire una
chiamata dal cellulare verso casa, qui si attacca la segreteria che registra l’intera
scena ,tortura inclusa…ma vi risulta che ci siano segreterie telefoniche così
capienti da registrare un’ora di telefonata? E il famoso beep?
Insomma scene come queste non mi hanno fatto apprezzare del
tutto questo romanzo, non considerando che già dalle prime pagine avevo già
capito chi fosse il colpevole (e non perché io sia molto perspicace).
Con queste mie critiche non voglio dire che Karen Rose non
sappia scrivere, inoltre il tutto rimane pur sempre un mio stretto parere
personale, non voglio fare il critico in poltrona che non sono. Ma credo che,
per quanto il romanzo sia un’opera di fantasia, ogni genere deve avere dei
canoni importanti da rispettare. Se si scrive un giallo poliziesco o un thriller
soprattutto.
Oggi si sta tendendo a creare un nuovo genere il “thriller
al femminile” ossia diretto alle donne. Ma esiste un thriller al maschile e uno
al femmile? Se con questo si intende che si vuol dare un maggior tocco di rosa
va pure bene, ma bisogna anche essere in grado di scrivere tanto il rosa quanto
il noir. Voglio a tal proposito ricordare un grande autore quale Giorgio
Scerbanenco che reputo un grande scrittore di noir, il quale per decenni ha
scritto romanzi esclusivamente rosa.
Quindi, da lettrice, posso affermare di essere assolutamente
intransigente in una cosa, quando si scrive un thriller bisogna essere
assolutamente realistici nello sviluppo del romanzo altrimenti si rischia di
cadere nel ridicolo e provocare qualche risata non programmata.
2 commenti:
Ho trovato molto interessante la tua opinione molto ben argomentata. Spesso gli editori pensano più a creare un prodotto commerciale che ai dettagli, ma sono questi ultimi a decretare il successo. Ciao!
Ciao, grazie per il tuo commento ;-)
Posta un commento