“Ci sono mondi fantastici popolati da draghi. Ci sono altri mondi fantastici popolati da rondini, tigri, tartarughe e balene. Il libro che avete tra le mani unisce questi mondi.”
Dopo tre anni di prigione Shadow sta per tornare in libertà quando viene a sapere della morte misteriosa della moglie e del suo migliore amico. Sull'aereo che lo riporta a casa l'uomo riceve una proposta di lavoro da un tipo piuttosto enigmatico, Mister Wednesday: Shadow accetta, ma gli servirà ancora qualche tempo per scoprire chi sia in realtà il suo capo, chi siano i suoi compagni d'affari e chi i suoi concorrenti.
Quando Susan - a causa dei vizi nascosti del marito - si ritrova vedova e con la casa pignorata, insieme ad alcune amiche decide di compiere una rapina. Contro ogni probabilità, il colpo va a buon fine, e alle "cattive ragazze" non resta che raggiungere la Costa Azzurra, riciclare il denaro e sparire. Nulla che possa spaventarle, dopo tutto hanno più di un motivo per riuscire nella loro impresa: andare in crociera e fuggire il brodino dell'ospizio.
Incipit: Un uomo delle caverne la mattina si sveglia, fa un
grugnito, piglia la clava e va a caccia. Regolare. Tutto fila come vuole madre
natura e nulla lascia pensare che un giorno la faccenda prenderà un’altra
piega, se si fa eccezione per i tramonti.
Cosa si impara crescendo? Si impara che se da bambino eri
convinto che avresti seguito le orme di Luke Skywalker, se pensavi che saresti
diventato un supereroe e che avresti salvato il mondo, via via che gli anni
passeranno prenderai sempre più consapevolezza del fatto che, forse, mentre
alcuni figli di papà diverranno manager rampanti senza faticare un solo giorno,
tu trascorrerai il tuo tempo cercando di non inseguire i tuoi sogni per
rimanere con i piedi ben piantati a terra e provare a percorrere una strada della quale difficilmente vedrai la
fine.
Vi chiedete chi sia e come si chiami il protagonista di
questa storia? Ebbene la risposta arriva subito. Il protagonista del romanzo ha
il vostro nome, il vostro volto e i vostri stessi sogni nel cassetto, qualsiasi
essi siano.Vi riconoscerete senza ombra
di dubbio nel ragazzo che per darsi un tono si concederà al teatro, alla
scrittura creativa, all’ascolto di musica improbabile (sempre che non facciate
parte di quel gruppo di figli di papà di cui sopra e, allora, non vi
riconoscere in nessuno se non proprio in quei tipi col macchinone che faranno
capolino nel bel mezzo della storia).
Pure voi avete iniziato a scrivere un fantasy di ben
quattrocento pagine del quale vi manca poco più che il finale? Vi è capitato di
creare un surrogato di qualcosa che si è rivelato un pieno fallimento pur di
risparmiare qualche soldo? Avevate degli amici sfigati come voi? Alle
elementari gli avverbi erano un mostro invulnerabile?
In questo romanzo, attraverso una narrazione che definirei “caleidoscopica”,
l’autore ci fa rivivere tanti momenti della nostra stessa vita. Il tutto tra un
mix di sorrisi e risate, anche se, in fondo, tutta la storia rimane pervasa da una
certa amarezza, un male di vivere, che si percepisce, sebbene molto
velatamente, solo a lettura ultimata. Ma non lasciatevi portare fuori strada:
quando ripenserete a questo libro sorriderete di sicuro e vi verrà voglia di
rileggerlo.
Il metodo, o meglio lo stile, col quale ci viene raccontata
la vita di questo personaggio, che un po’ ci rappresenta tutti, l’ho trovato, coinvolgente e intelligente, in
una parola: geniale.
Una voce che rincorre
i propri pensieri e che, delle volte, li supera e li doppia pure, perché sta
già avanti rispetto a quanto ancora sta affermando. Così mi azzarderei a
definire Angelo Orlando Meloni.
Una lettura che mi sento di consigliare tanto ai figli degli
anni ’80 - ’90, quanto alle nuove generazioni.
Come sempre, mi piace trovare quelli che sono i “collegamenti
ipertestuali” (in senso figurato e non letterale), e in “Io non ci volevo venire qui” (tra l’altro
titolo interessante per vari motivi che non vi svelo adesso) ce ne sono
diversi.
Continui ed esilaranti sono i riferimenti a Guerre Stellari
. Ma non mancano diverse citazioni musicali tra cui mi piace riportare qui Sweet
child o' mine (Guns ‘N Roses)(che potete ascoltare grazie al video allegato) , Drunk sincerity (Bad religion) e Another brick in the wall(Pink Floyd).
A questo punto non vi resta che leggerlo e darmi pienamente
ragione ;-)
Incipit:Il professor Sapienza, a dispetto del cognome,
della sua vita non aveva capito un cazzo.
Mi fermo qui e non proseguo con l’incipit poiché credo che
questa semplicissima frase produca da sola nel lettore un forte impatto e, perché
no, anche un sorriso beffardo.
Ho condotto l’esperimento (in realtà forzato dalla
situazione contingente) di leggere a ritroso la serie, tra l’altro ancora in
corso di sviluppo, dedicata al commissario Giacomo Costante e al professore di
filosofia Tancredi Serravalle accompagnato dal suo fedelissimo ed instancabile
demone socratico.
Da questo esperimento è venuto fuori che la prova "a
gambero" è stata molto soddisfacente e che il conoscere già quelli che sarebbero
stati gli sviluppi delle vite dei vari personaggi non ha inficiato il gusto della
lettura, anzi, è stato come incontrare dei nuovi amici ai quali chiedere di
raccontare la loro storia passata che li ha portati ad essere ciò che oggi
sono.
Il tema principale di questa prima avventura è la solitudine
che scaturisce da una perdita, una solitudine che, sovente, inaridisce l’uomo e lo porta
a chiudersi sempre più nei suoi pensieri isolandosi dal resto del mondo.
La trama.
Il corpo del
professore Sapienza viene ritrovato nella sua villetta sita in una zona
tranquilla ed isolata del paese. La morte del discreto e riservato docente
sembra inspiegabile, ma qualcosa incuriosisce il collega Tancredi Serravalle, insegnante
di filosofia, il quale inizia la sua personale avventura da improvvisato
detective che lo porterà a condurre un’indagine inizialmente parallela a quella
svolta dalle forze dell’ordine, ma che, per forza di cose, sarà costretta ad
incrociare la strada battuta dal commissario Giacomo Costante. Ecco quindi il
primo incontro tra i due protagonisti ai quali, come ho già accennato, se ne
aggiunge un terzo virtuale, il demone socratico (o se vogliamo la
coscienza parlante) del professor Serravalle. Tragici eventi e inspiegabili
legami salteranno agli occhi dei due investigatori, fino alla sacrosanta conclusione
del caso.
La trama scorre piacevolmente e si passa da amare
considerazioni sulla vita, al racconto poliziesco, ai sarcastici interventi del
demone socratico che, di continuo, punzecchia il povero Tancredi.
“ -Se ne vanno sempre
i migliori. E’ proprio vero! - , esclamò, laconicamente, la professoressa
Arcidiacono. Questa espressione aveva sempre attirato l’attenzione filosofica
di Tancredi. Egli considerava questa affermazione pervasa da una intrinseca
ambiguità. Da un lato, questo monito, sembrava esaltare la provvisorietà dell’esistenza,
la sua irrilevante contingenza. Una contingenza nella quale la morte diventava
una sorta di test di maturità intellettuale superabile solo dalle menti più
capaci. Dall’altro, si palesava sullo sfondo una amara nota critica nei
confronti dei superstiti, condannati ad una, non aurea, mediocrità. Esseri
ridotti a nulla più che un residuo, degli ingombranti scarti di produzione.
Allo scopo di sfuggire a questo inesorabile destino, l’espressione veniva
completata da frasi consolatorie e cariche di un ingenuo ottimismo salvifico,
del tipo – Comunque, prima o poi tocca a tutti! – “
Come mi è già capitato di affermare, la particolarità del
romanzo noir non è tanto la trama gialla o poliziesca in sé, quanto la morale, o
meglio, le considerazioni sociali che ne costituiscono la colonna portante.
Trovo quindi sempre azzeccatissime le digressioni filosofiche che si
amalgamano alla storia senza voler apparire cosa a sé.
Altri elementi che molti lettori amano, in quanto spunto di
ulteriore ricerca e approfondimento, sono i riferimenti ad altri testi sia
letterari che non.In tal senso, ho
trovato interessanti tanto quelli musicali (I’m a man of constant
sorrow, della quale esistono varie versioni, e One love di Bob Marley) che cinematografici (Un lupo mannaro americano
a Londra film horror anni '80 di John Landis).
In chiusura (inversa) ho voluto porre qualche domanda
a Vincenzo Maimone (trovate qui un’altra intervista relativa alla recensione de “La variabile costante”) il quale ha gentilmente e prontamente
risposto col la sua proverbiale esaustività
1.Il tema
predominante di questo primo romanzo è la solitudine che arriva dopo un triste
evento e che, per alcuni, conduce alla fine mentre, per altri, sfocia in una
rinascita. Volevi dare un messaggio di speranza o analizzavi
semplicemente due lati della stessa medaglia?
R.Il tema di fondo che anima le scelte e
le azioni di tutti i protagonisti principali della storia, e che costituisce il
collante tra i diversi personaggi, è la reazione al dolore di una perdita. La
solitudine è una delle possibili manifestazioni conseguenti a questa
esperienza; come lo è l'estraniazione dal mondo; o, ancora, il desiderio di
riprendere in mano la propria vita, provando a ricominciare a partire da quel
dolore, o facendo finta che esso non ci sia mai stato. Da parte mia non vi era
alcun intento di elogiare la speranza, ma semplicemente di descrivere le
possibili reazioni e delineare le conseguenze derivanti dalla scelta della
strategia di elaborazione del lutto.
2. Nonostante la mia lettura a ritroso della serie, noto che il rapporto tra
l'autore ed i protagonisti cresce nel tempo. Adesso che stai scrivendo la
quarta avventura di Costante e Serravalle, ti senti più in confidenza con loro?
Ti riesce più facile entrare nelle loro teste?
R.Quando si costruisce un personaggio o,
come in questo caso, più personaggi seriali, accade un fenomeno abbastanza
curioso: essi divengono, a tutti gli effetti, persone di famiglia. Li si inizia
a frequentare con una certa assiduità, si impara a conoscerne il modo di pensare,
di parlare, di interagire con gli altri e di reagire ad eventi e situazioni.
Nella costruzione dei miei personaggi, ho cercato di bilanciare due aspetti che
mi sembravano rilevanti: da un lato, il bisogno di delineare due personalità
definite e indipendenti e, in tal senso, riconoscibilmente differenti e con
approcci diversi rispetto alle medesime vicende narrative; dall'altro, la
necessità di giustificare, per così dire, la loro amicizia. In tal senso, mi
sembrava importante far emergere possibili punti in comune, similitudini in
grado di rafforzare il loro sodalizio. Non so dire se questa familiarità
faciliti il mio compito di scrittore. Senza dubbio, si muovono molto più
liberamente e hanno acquisito una certa autonomia. Tuttavia, un po' come accade
nella vita reale, nulla esclude il fatto che le loro azioni e le loro scelte
possano rivelarsi, sorprendenti e spiazzanti, per il lettore e, perché no,
anche per me.
3. Quanto c'è di vero e vissuto nel racconto della vita da "
professori di liceo "? Le macchiette che hai creato sono caricature
o immagini fedelmente riportate su pagina?
R.Entrambe le cose. I personaggi che fanno
da cornice al professor Serravalle sono "tipi": usuali modelli
comportamentali. E sono "tipi" che mi è capitato di incontrare e che,
in qualche misura, hanno attratto la mia curiosità. Chiunque
frequenti un ambiente di lavoro riconoscerà, o si riconoscerà in, alcune delle
caratterizzazioni: il logorroico, il ruffiano, lo scansafatiche,
l'indifferente, il solerte, ecc.. E tale aspetto, credo contribuisca a favorire
un maggiore coinvolgimento emotivo nella storia.
Grazie ancora a Vincenzo Maimone e restiamo
in attesa della quarta avventura dei nostri beniamini